Vallette. Preservare e valorizzare la periferia e la sua storia

Il 30 maggio 2017 ha avuto luogo nella Casa di Quartiere Vallette di Piazza Eugenio Montale l’incontro pubblico dal titolo Quale riconoscimento per la periferia e la sua storia? Il quartiere Vallette, modello esemplare di architettura pubblica del secondo dopoguerra italiano.

L’iniziativa è nata dalla necessità di avviare una riflessione pubblica sui temi della valorizzazione e della rivitalizzazione delle periferie urbane. E’ stato un primo appuntamento con la finalità di problematizzare, di formulare domande e di aprire questioni che possano promuovere l’inizio di un confronto partecipato, raccogliere l’interesse della comunità locale e di quella cittadina e dare, nel contempo, un contributo al dibattito sulle “periferie”, oramai di grande attualità e sempre più nell’agenda nazionale.

Perché proprio qui. Perché partire dal quartiere Vallette?

Negli anni del “miracolo economico” italiano la Città di Torino traduceva la necessità di costruzione abitativa in una concezione di sviluppo armonico, ordinato e moderno dell’industrializzazione e dell’immigrazione. Dopo le prime realizzazioni dei villaggi Falchera e Santa Caterina, l’edificazione del quartiere Vallette, inaugurato nel 1961, diventava l’emblema più significativo di questa concezione. Nel progetto era coinvolto il meglio dell’architettura torinese del periodo. I loro riferimenti erano le architetture dei quartieri popolari del Nord Europa, in particolare Gran Bretagna e Svezia, coniugati con la riscoperta del “modello padano”, quello delle grandi cascine “a corte” che per lunghi secoli avevano segnato il paesaggio agrario del Nord Italia, in vista della costruzione di un quartiere satellite autosufficiente.

Per Vallette numerose furono le invenzioni e soluzioni architettoniche che poi avranno diffusione nei decenni successivi come, ad esempio, le case a torre con un accesso dal pianerottolo e non dal ballatoio più consono a un modello di famiglia intima, a cui corrispondevano alloggi ampi, con tutti i servizi e l’entrata che disimpegna su tutti gli ambienti; oppure, edifici che recuperavano un’idea di socialità tramite l’affaccio in cortile, con scale a vista per la riduzione della cubatura. In campo urbanistico erano realizzate ampie aree verdi, che ancora oggi caratterizzano nella sua unicità il quartiere, non attraversate dal traffico, con una maglia viaria estrosa e un continuo variare della tipologia delle costruzioni.

Solo in parte l’esemplarità urbanistica e architettonica di Vallette diventerà un riferimento per gli anni successivi, poiché molte di queste realizzazioni non saranno più riprese nella costruzione degli insediamenti di edilizia pubblica.

Nonostante queste positive premesse, in un crescente clima cittadino di stigmatizzazione, Vallette assumeva sin da subito l’etichetta di “ghetto di Torino”. Etichetta che è perdurata fino ai nostri giorni e che ha impedito di “guardare” il quartiere con occhi diversi, capaci di riconoscere e valorizzare l’alta qualità architettonica e urbanistica del progetto.

Alcune delle domande poste per avviare la riflessione

Possiamo considerare oggi Vallette, a distanza di più di cinquant’anni dalla sua edificazione, un modello architettonico e urbanistico simbolo di un’epoca storica che ha segnato così profondamente le vicende della città e dell’Italia del secondo dopoguerra?

Quali strade si possono intraprendere per costruire un percorso che possa portare al riconoscimento di questo suo “valore storico”?

Può essere proprio Vallette il punto di partenza per un cambiamento culturale diffuso che restituisca all’abitare in periferia una rinnovata dignità?

E’ possibile promuovere un’ampia rigenerazione del quartiere, renderlo più attrattivo, preservare e valorizzare il patrimonio materiale e immateriale del territorio e della sua comunità (edifici, storie, memorie degli abitanti)?

Queste domande hanno connotato la riflessione dei tre interventi che componevano il programma della serata: un’introduzione curata del Centro di Documentazione Storica dal titolo Dai centri storici alle periferie: un percorso da costruire; l’intervento di Mauro Volpiano, docente di Storia dell’urbanistica (Politecnico di Torino e ANCSA – Associazione nazionale centri storico artistici), dal titolo Tutelare e interpretare il paesaggio urbano, quale ruolo per le periferie?; il racconto di Andrea Coccorese (CDS) e Clara Garofalo (Laboratorio Zip) sulla loro partecipazione alle conferenze di Glasgow e Ravenna intitolato Public HistoricalPreservation: il quartiere Vallette tra i temi delle conferenze della Society of ArchitecturalHistorians (Glasgow, 8 giugno 2017) e della nascente Associazione Italiana per la Public History (Ravenna, 5 giugno 2017).

Walter Tucci