OPEN HOUSE

Cos’è Open House

Il CDS ha partecipato alla prima edizione torinese di Open House, che si è svolta nel weekend del 10 e 11 giugno, con due serie di visite guidate ad alcuni edifici delle Vallette, tra cui due scuole e parti di edilizia residenziale che compongono il quartiere.
Open House è un’iniziativa che nasce a Londra nel 1992 ed è ora diffusa in più di trenta città di tutto il mondo. Questa iniziativa si svolge annualmente in ogni città e occupa un weekend durante il quale sono organizzate numerose iniziative gratuite di visita a vari soggetti del paesaggio urbano.
Le visite sono realizzate da guide specializzate e volontarie, in alcuni casi dagli stessi progettisti, con una particolare attenzione agli edifici del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo; le visite comprendono talvolta anche interni normalmente non accessibili. In Italia la prima esperienza si è realizzata a Roma nel 2012, a cui ha fatto seguito nel 2016 Milano.
L’obiettivo dell’evento è conoscere, insieme al pubblico, un grande patrimonio comune e riflettere sul ruolo dei luoghi in cui viviamo. Con un messaggio: una città progettata meglio negli edifici, negli interni, nello spazio pubblico è una città capace di farci vivere meglio.

Il quartiere Vallette

La stigmatizzazione che ha caratterizzato la storia delle Vallette sin dalla sua nascita tende a perpetuarsi a causa dell’isolamento urbanistico del quartiere, il che costituisce ostacolo alla conoscenza del suo patrimonio architettonico e del notevole, ma misconosciuto, livello di vivibilità.
Gli assetti urbanistici e architettonici fanno di questo quartiere un museo a cielo aperto della migliore progettualità architettonica e urbanistica del secondo dopoguerra e un esemplare della migliore architettura del Novecento.
La progettazione del quartiere prende avvio nel 1958 e i primi insediamenti avvengono nel 1961, dopo che una parte delle case sono state usate come villaggio internazionale per i giornalisti e per gli atleti che vengono a Torino in occasione dei festeggiamenti del centenario dell’Unità d’Italia.
Il progetto innovativo di villaggio autosufficiente fu articolato in 11 progetti residenziali, più altri che riguardano i servizi collettivi, di cui una parte non sarà realizzata. Nell’elaborazione di questi progetti furono impegnati i maggiori architetti torinesi dell’epoca e anche giovani di bottega che si faranno le ossa in questi interventi e che avranno in seguito una fama di carattere internazionale.
Il capitolato d’appalto imponeva livelli standard di costruzione molto elevati rispetto alla salubrità e ai comfort delle case; inoltre le strutture in cemento armato, di edifici pur diversi, hanno in comune l’uso del mattone a vista che venne declinato in varie forme, così da dare rilievo alle facciate. La scelta dei materiali, la ricchezza di aree verdi e le scelte progettuali dovevano farne un modello di edilizia popolare che, però, non verrà più ripreso e rimane dunque unico.

Le iniziative del CDS alle Vallette

L’articolata iniziativa del CDS sulle Vallette, in questi nove anni, si è sostanziata nella pubblicazione di 2 libri, in una numerosa e varia attività divulgativa sulla storia di questo quartiere e nella partecipazione al tavolo di quartiere; negli ultimi anni l’attività si è ulteriormente allargata nella promozione o appoggio a numerosi interventi di studio sul patrimonio urbanistico e architettonico da parte del Politecnico, che riguardano la ridefinizione della piazza del quartiere, l’area mercatale e il riuso del complesso delle ex-scuole Don Orione e Quasimodo.
In questo caso il CDS è stato invitato a partecipare alla prima edizione torinese di Open House, e la  proposta si è sostanziata in due serie di visite guidate che hanno riguardato il quadrante nord-ovest del quartiere. In questa prospettiva, e in vista dei convegni di Ferrara e di Glasgow, di cui si parla nel precedente articolo, il CDS ha organizzato un dibattito, all’interno di Vallette in Festa, intitolato “Quale riconoscimento per la periferia storica? Il quartiere Vallette, modello esemplare di architettura pubblica del secondo dopoguerra italiano”, con la partecipazione del docente del politecnico professor Mauro Volpiano.

Sabato 10 giugno 2017. Primo percorso: due esempi in stile neo-liberty

La prima serie di visite di sabato mattina 10 giugno ha riguardato l’ex complesso scolastico formato da due scuole, la Don Orione e la Quasimodo, ora sede dei Giudici di pace, e il complesso edilizio contiguo. Questo abbinamento è stato fatto perché i progettisti sono i medesimi: il capogruppo è Cavallari Murat e i suoi giovani di bottega Gabetti, Aimaro Isola, Raineri.
La realizzazione di questi due interventi copre la prima metà degli anni Sessanta e il primo elemento immediato, che rende riconoscibile la stessa mano nei due tipi di architetture, è dato dai tetti spioventi; questo tipo di elaborazione costruttiva fonde elementi architettonici del nord Europa con elementi neo liberty e soluzioni tratte dalle cascine a corte, creando una modulazione degli spazi inaspettata e sorprendente. In particolare la rilevanza degli edifici scolastici è sottolineata dal loro inserimento tra gli edifici di particolare interesse storico e documentario nel Piano Regolatore Generale di Torino del 1995.

Domenica 11 giugno 2017. Secondo percorso: varie interpretazioni di edilizia residenziale con alcuni interni

Questa seconda serie di visite si è svolta la domenica pomeriggio 11 giugno (15:30 e 17:30) e ha riguardato tre diverse tipologie di edilizia residenziale tutte situate nel quadrante nord-ovest delle Vallette; la visita si è estesa anche ad alcuni interni di alloggi (con caffè gentilmente offerto dagli stessi abitanti).
Il primo tipo di realizzazione residenziale che ha aperto la visita è stato il complesso neo-liberty di Cavallari Murat, Gabetti, Aimaro Isola e Raineri, già in parte compreso nella visita di sabato mattina, ma con la possibilità aggiuntiva di visita ad alcuni interni che conservano quasi interamente l’assetto originale.
Il secondo complesso residenziale è quello realizzato a metà anni Sessanta dal capogruppo Gino Levi Montalcini e da Bardelli (architetto anche della chiesa delle Vallette), Ceresa, Morelli, Passanti e Vaudetti; il complesso si distingue per l’originale disposizione degli edifici a blocchi sfalsati che visti da ovest formano una prospettiva suggestiva; in questo caso si potrà vedere un alloggio disposto su due piani.
Nella visita, infine, si sono potute vedere, seppure solamente dall’esterno, anche alcune altre peculiari tipologie edilizie, presenti nel quartiere.

Giorgio Sacchi